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Dazibao Cinema-video - foto Enrico Campofreda
di Enrico Campofreda
Dicono che i sette giurati sette (Acheng, Vachon, Reisz, Gitai, Torrini, Denis più mister Ferretti) abbiano a lungo discusso e meditato e patteggiato per assegnare il Leone d’oro della 62 Mostra. C’era uno schieramento pro Clooney (“Good night, and Good luck”) e un altro pro Garrel (“Les amants réguliers”), dunque sembrava indiscussa la volontà di privilegiare la filmografia d’impegno sociale e politico, capace pure di mirabili interpretazioni recitative (con David Strathairn nel ruolo di Ed Murrow) e d’un’artistica resa fotografica (col direttore d’obiettivo William Lubtchansky). Le due pellicole questi riconoscimenti mirati li hanno ricevuti. E’ mancata l’incoronazione più alta dirottata - col classico compromesso degno più di coalizione governativa che di giuria cinematografica - verso una storia d’amore.
Ma essendo “Brokeback Mountain” un amore diverso, dissacrante del mito del cow-boy macho cui Hollywood ha dedicato per generazioni milioni di miglia di pellicola, ecco che il Leone più brillante al cinoamericano Ang Lee se magari non entusiasma, non scontenta neppure. Almeno l’équipe di Ferretti.
Dove il compromesso ha raggiunto il paradosso è l’assegnazione del trofeo per la migliore interpretazione femminile. La Coppa Volpi è andata all’attrice italiana Giovanna Mezzogiorno, brava e volitiva nella difficile e dura storia lanciata sullo schermo da Cristina Comencini che peccava solo d’una sceneggiatura ridondante (le varianti dell’abbandono e dell’amore saffico potevano fare da soggetto ad altri due film).
Però in quest’edizione accanto alla Mezzogiorno - umile e intelligente quando dedica il prestigioso riconoscimento al padre putativo Peter Broke, alla regista e agli attori di quest’esperienza capaci d’un gioco di squadra a suo dire raro sui set italiani - brillavano figure femminili di un’intensità e profondità assolute come la Gabrielle-Isabelle Huppert nell’omonimo bel drammone di Chéreau. E di una cognizione del dolore senza pari incarnata dalla Cathèrine-Paltrow nel geniale “Proof” di Madden.
Ci sarebbe piaciuto veder premiate, magari ex equo queste due meravigliose attrici. La giuria ha obliato la Paltow e per l’artista francese ha diplomaticamente riesumato un “Leone Speciale” (l’ultimo lo ricevette De Oliveira vent’anni or sono) che ha l’aria consolatoria più per chi l’assegna, a memoria della propria ignavia, che per chi lo riceve. Madame Huppert dall’alto della sua mirabile capacità recitativa ha sorriso con grazia e ringraziato per quest’anticipo di Leone alla Carriera, lei che di carriera ne ha già fatta tanta e, da cinefili, ci auguriamo proseguirà a lungo.
Forse il pateracchio è accaduto perché il nostro cinema, da anni a digiuno di premi, avrebbe dovuto qui superare in ogni caso la crisi d’astinenza. Nonostante certe difficoltà imputabili anche all’abbandono del settore da parte dei governi (destra-sinistra un po’ pari sono) l’Italia della macchina da presa quando riesce - e riesce - a mostrare nuovi talenti può competere con chiunque. E magari rinverdire fasti luminosissimi.
Ma se incontra taluni registi, sceneggiatori, attori, direttori di fotografia, musicisti a volte migliori è bene che s’inchini all’arte altrui. E i giurati también. L’assistenzialismo nel mondo delle muse non paga mai.
I PREMI
Leone d’oro: Brokebach Mountain (Ang Lee)
Leone d’argento: Les amants régulier (Philippe Garrel)
Premio speciale della Giuria: Mary (Abel Ferrara)
Coppa Volpi per il migliore interprete maschile: David Strathairn (“Good Night, and Good Luck” di George Clooney)
Coppa Volpi migliore interprete femminile: Giovanna Mezzogiorno (“La bestia nel cuore” di Cristina Comencini)
Premio Marcello Mastroianni per giovani attori emergenti: Menothy Cesar (“Vers le sud” di Laurent Cantet)
Premio Osella miglior contributo tecnico: William Lubtchansky per la fotografia (“Les amants réguliers” di Philippe Garrel)
Premio Osella migliore sceneggiatura: George Clooney e Grant Heslov (“Good Night, and Good Luck” di George Clooney)
Leone Speciale: Isabelle Huppert per lo straordinario contributo dato al cinema
Leone alla carriera: Stefania Sandrelli
Premio Orizzonti: East of Paradise di Leach Kowaliski