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Scotland Yard aveva mentito sull’uccisione di Jean Charles de Menezes il 22 luglio

Publie le mercoledì 17 agosto 2005 par Open-Publishing

Dazibao Polizia Europa Repressione

Londra, nuove rivelazioni sul brasiliano ucciso il 22 luglio inchiodano Scotland Yard

di red

“Sparare per uccidere”. Questa la consegna degli uomini di Scotland Yard nei giorni successivi alle bombe di luglio che avevano sconvolto Londra. Un atteggiamento in netto contrasto con il self control tipicamente inglese che probabilmente, in almeno un caso, si è trasformato in uso spropositato della forza. È accaduto il 22 luglio, all’indomani di altri quattro tentativi (forse solo dimostrativi) di colpire Londra da parte dei terroristi: il cittadino brasiliano Jean Charles de Menezes viene freddato con otto colpi di pistola mentre si trovava nella stazione della metro di Stockwell. Le persone che assistono alla scena raccontano di agenti in borghese che gettano per terra l’uomo, lo bloccano e gli scaricano addosso numerosi colpi. Una scena da far west nel cuore della civile Europa. Ed ora l’emittente privata inglese Itv avanza altri dubbi.

Scotland Yard si affrettò a spiegare che gli agenti avevano fatto il loro dovere. E aveva fornito tutti gli elementi per cui de Menezes avesse indotto gli agenti a sparare a bruciapelo: l’uomo era vestito con un grosso cappotto invernale, era scuro di carnagione, non si era fermato quando glielo avevano intimato, era fuggito all’interno della stazione saltando le barriere della biglietteria per rifugiarsi dentro un treno in partenza. Il capo della polizia Ian Blair dichiarò subito dopo che l’elettricista era «direttamente collegato» ad una cellula terroristica. Poi però tornò sui suoi passi e chiese scusa ai familiari della vittima: si era scoperto che l’unica colpa del brasiliano era di avere il permesso di soggiorno scaduto.

Tutto falso. O almeno stando alle rivelazioni dell’emittente privata inglese, che sul sito web riporta quanto trapelato dagli ambienti investigativi. Una versione dei fatti che ribalta quella fornita da Scotland Yard.

Documenti riservati
Dalle carte di Scotland Yard risulta che quel giorno alcuni agenti avevano tenuto sotto controllo un flat in Scotia Road, Tulse Hill, nella zona sud di Londra. Era l’abitazione di de Menezes, che si riteneva potesse avere connessioni con cellule del terrore in città. Poi però un piccolo intoppo: tutta l’operazione di intelligence rischiava di andare sprecata perché l’agente che riprendeva l’edificio era andato in bagno proprio mentre de Menezes usciva di casa e prendeva un autobus per arrivare alla stazione di Stockwell.

Così gli agenti decidono di seguirlo. Dalle testimonianze e dalle carte risulta che in realtà l’elettricista brasiliano (come si nota dalla foto) era vestito con un giubbotto di jeans, per cominciare. Nella stazione era entrato a passo d’uomo, aveva attraversato senza forzature le barriere della biglietteria, aveva preso la copia di un giornale gratuito e si era seduto nello scompartimento. Niente di sospetto, come del resto hanno confermato i passeggeri che gli erano accanto e che hanno visto l’uomo avvicinato da agenti in borghese, gettato per terra e raggiunto da 7 colpi di pistola alla testa. Uno al torace. Tre sono andati a vuoto.

Harriet Wistrich, l’avvocato della famiglia de Menezes, che aveva sempre difeso la memoria del figlio, dopo le rivelazioni della televisione privata ha dichiaro che i congiunti del uomo sono «scioccati e terrificati». E adesso chiedono che chi ha sbagliato e sparato con tanta leggerezza paghi le proprie colpe.

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