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Viviana Vivarelli
La tribu’ dei maschi "No woman no cry", firmato pink brigades (Sms di una parlamentare durante la discussione sulle quote rosa).
“In ottobre, alle votazioni sulla nuova legge elettorale, Fini aveva chiesto che le donne potessero avere nelle liste una quota non inferiore al 30% (una donna ogni tre uomini). Ma, al momento del voto, e’ partita una richiesta di voto segreto, nota bene, da 35 deputati di cui 31 del centrosinistra.
A voto segreto, i maschi della Camera hanno tranquillamente respinto la proposta con 452 no e 140 si’, una schiacciante maggioranza che, se ci levi anche le poche donne presenti, diventa anche maggiore. Richiesti sul perche’ del voto segreto, alcuni del centrosinistra hanno detto spudoratamente di averlo fatto “per garantire maggiore liberta’” (non certo alle donne).
Fassino ha recriminato l’episodio, il centrosinistra aveva presentato due emendamenti a favore delle donne, pero’ sembra che quando qualcuno(a) ha osato sollevare il problema in una riunione del vertice Ds, il segretario Fassino abbia fatto un gesto di disperazione: "No, per carita’, non mettiamo altra carne al fuoco·" Eh, gia’! E’ cosi’ preoccupato per il ritiro delle truppe dall’Irak!
Altan fa dire alla sua donna italiana: “Non ricordo piu’ se vengo dopo i giovani o i meridionali....”
Invece in Svezia, il paese all’avanguardia nel mondo per welfare e rispetto all’individuo, la collettivita’ e l’ambiente, da qualche mese, e’ nato un vero e proprio Partito femminista (Feministiskt Initiativ). Fondatrice Maria Jonsson, docente di Gender Studies all’Universita’ di Stoccolma. Ma la Svezia e’ un paese civile dove si e’ raggiunta la quasi totale parita’ tra uomo e donna, mentre in Italia su troppe cose ci sarebbe troppo da dire...
Quindici donne svedesi hanno deciso di creare un partito tutto “rosa” per riappropriarsi appieno dell’identita’ femminile e lottare per i propri diritti. Un’idea per le parlamentari italiane dei due schieramenti, spesso maltrattate e insultate dai loro colleghi sia a destra che a sinistra e che, invece, sui temi femminili hanno mostrato straordinarie convergenze.
Ma adesso sembra che, all’indomani del fallimento delle quote rosa, la segretaria del partito donne europee, Adriana Padovani Spano e la presidente Daniela Pastore, lancino un appello per formare un partito italiano a leadership tutta femminile che candidi nelle liste il 70% di donne contro il 30 di uomini. Gli scopi di questi partito si preannunciano: ETICI. Speriamo bene! In tanta corsa allo strapotere un po’ di etica ci starebbe bene, se non altro per la novita’.
In Italia le parlamentari sono il 10% e stranamente c’e’ tra le donne italiane una certa reticenza a dichiararsi femministe, eppure una posizione a favore della parita’ femminile non esiste ne’ a destra ne’ a sinistra, e se non si difendono da sole....
In quanto alla magistratura, che fiducia possiamo avere in giudici che assolvono uno stupratore .. perche’ la vittima portava i jeans!?
Dice Maria Jonsson:
"In Svezia il movimento per i diritti delle donne e’ attivo degli anni 70 ed e’ stato sin da allora il promotore della politica che tutt’oggi e alla base del sistema sociale svedese, il Gender Equality policy... Suo postulato fondamentale e’ la possibilita’ per le donne di conciliare famiglia e lavoro. Per questo abbiamo lottato per raggiungere importanti obiettivi come: l’offerta pubblica di asili per tutti i bambini in eta’ prescolare per dare alle donne la possibilita’ di mantenere il proprio lavoro; un anno di congedo parentale da dividersi discrezionalmente tra madre e padre; un modello assistenziale di famiglia a due percettori di reddito, molto diverso dal modello predominante in Europa progettato pensando ad un solo percettore di reddito: l’uomo. Gli anni ’80 sono stati gli anni dell’ingresso delle donne in Parlamento , benche’ anche precedentemente organizzazioni di donne avessero operato direttamente in politica, come negli anni ’50 con la mobilitazione per la pace, contro la bomba atomica. Gli anni ’90 sono ricordati come un periodo critico, in cui si registro’ un calo nel numero delle donne parlamentari, segui’ immediata la reazione di alcune femminista d’avanguardia che fondarono un’organizzazione ispirata a una societa’ segreta danese degli anni ’70, le "Red Socks". Visto l’ampio riscontro sociale, dietro ogni partito politico si radico’ un’organizzazione di donne che vigilava su un’assegnazione equa e paritaria delle quote elettorali. I partiti sapevano che se non avessero tenuto fede a questo le donne avrebbero fatto un partito a se’, sottraendo voti. Fin’ora tuttavia non esisteva in Svezia un vero partito femminista, ora abbiamo fondato l’"Iniziativa Femminista", un partito nuovo strutturato in maniera orizzontale, senza un leader ma con un "tavolo di donne fondatrici" che discutono linee guida, proposte e obiettivi. Il nostro obiettivo e’ raggiungere un’eguaglianza fattuale tra uomini e donne (ancora lontana ahime’) e sanare le ingiustizie sociali come le violenze su donne che rimangono impunite perche’ non denunciate o per controversi iter giudiziari, o come le differenze salariali tra uomini e donne, o il fenomeno della tratta delle donne che alimenta un mercato sempre piu’ vasto, o le discriminazioni verso le immigrate... Alle prossime elezioni del 2006 pensiamo di entrare in Parlamento" .
Invece in Italia nessun partito di maschi accetterebbe di ridurre le loro seggioline per darne qualcuna anche alle donne.
Ma il centrosinistra poteva almeno astenersi dal voto segreto e lasciare tutta la figuraccia al centrodestra!! Andiamo male, andiamo molto male! Maschio fai da te? AHIAHIAHIAHAI.
Ma non c’era un articolo 3 della Costituzione che attribuiva a tutti la stessa dignita’ e diritti indipendentemente dal sesso? Si’, ma non sulle quote parlamentari, in cucina forse, nel senso che, se l’uomo vuol farsi una frittata...
Ricordiamo che in Ruanda e’ occupato da donne il 49% dei seggi della camera bassa e il 34% nella camera alta. Si’, ma vuoi mettere il Ruanda!!!? Noi siamo un paese cattolico!!! Ah, li vediamo, i vantaggi!! Ruini, grazie!
Dal 1994 il numero delle donne in parlamento e’ calato del 6%, non supera mai il 10 e in Senato sfiora il 7, mentre nella vicina Austria (governo ultraconservatore), arriva al 34%. Va bene che ospitiamo il misogino Vaticano ma il recordo e’ proprio negativo. Nessun paese importante dell’Unione europea ha un numero cosi’ basso di donne in posizioni che contano.
Eppure gli elettori italiani sono 49.845.299, di cui 24.000.587 maschi e 25.844.712 femmine. Le donne superano gli uomini di 1.844.135 unita’. Sono di piu’ ma devono contare di meno. Prodigi della modernita’ e della cultura retrograda!
Malgrado tale controsenso, il contributo dell’occupazione femminile alla crescita complessiva dell’occupazione negli ultimi 10 anni e’ stato dell’80%.”
Se nei governi di centrodestra la piccola pattuglia femminile arriva a 2 ministri donna, nei governi ulivisti e’ di 4 o 5 - compreso quel dicastero simbolico delle pari opportunita’, che non da’ nessun potere decisionale. Tra i sindaci le donne si fermano al 7%. E mentre in Norvegia il governo punisce le imprese che al vertice hanno presenze femminili sotto il 40%, in Italia le donne nel consiglio d’amministrazione delle 279 societa’ quotate in borsa arrivano al 3,5%. Non avremo mai una Fazia o una Berluscona!
“Ma perche’ Zapatero è riuscito in pochi mesi a rinnovare profondamente un paese mediterraneo, cattolico e maschilista che somiglia all’Italia? Perche’ voleva farlo. E la parita’ dell’8 a 8 nel governo era il simbolo piu’ visibile di questa volonta’. In Italia nessuno ama cambiamenti cosi’ profondi e uno Zapatero proprio non ce l’abbiamo. E così un premier puo’ tranquillamente sostenere di voler costruire la nuova Italia con 2 donne su 26 ministri. Una evidente assurdita’. E i pallidi sforzi del centrosinistra li vediamo.
Quando Berlusconi annuncia che delle quote rosa non gliene puo’ importare di meno e che la legge maschilista non sara’ ripresa al Senato, la Prestigiacomo, che la legge aveva perorato, insiste, ma lui ribatte seccato:” Stefania, non fare la bambina!” e la signora onorevole scoppia in lacrime. Allora, commosso, il leader dice che la questione sara’ studiata ancora (ma che ci sara’ mai da studiare’?!) e ne affida lo studio alla Prestigiacomo (cosi’ smette di piangere) e a.....Calderoli! (Bella palla!), il campione della difesa femminile, un degno rappresentante di quella Lega che, quando alla prima tornata elettorale ebbe due donne elette, le costrinse a dimettersi per lasciar posto ai maschietti. Cosi’, per ben che vada, avremo uno quota di donne eleggibili, ma, se venissero elette, Calderoli le costringera’ gentilmente a dimettersi! Onore al pene! E che gli venga un gran bene!
Mentre noi procediamo con leggi da cavernicoli, l’Africa elegge col 50% la sua prima presidente: Ellen Johnson-Sirleaf. Il calciatore George Weah si e’ fermatosi al 41%.
Vince l’intelligenza, retrocedono i muscoli.
In Italia vincono le tonache e retrocedono le persone.
Complimenti alla democrazia!