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Il documento congressuale, L’alternativa di società, è un esempio di coerenza e determinazione...
Publie le sabato 22 gennaio 2005 par Open-PublishingPartiti Partito della Rifondazione Comunista Parigi
di Vittorio Buldrini (membro CPF Rimini)
Il documento congressuale, L’alternativa di società, primo firmatario Fausto Bertinotti, è un esempio di coerenza e determinazione nel perseguire il percorso tracciato dal V Congresso del PRC.
Pur trovandoci in condizioni socio-economiche-politiche ampiamente mutate rispetto al 2002, il documento riesce a dare applicazione, proponendo soluzioni ed indirizzi concreti, a quella linea che ci siamo dati all’ultimo congresso, il cui titolo era volutamente Rifondazione, Rifondazione, Rifondazione.
Tutte le analisi fatte allora si stanno rivelando esatte: il nuovo movimento operaio composto da soggetti e protagonisti non più ascrivibili a quelli del ‘900, il ruolo centrale dei movimenti contro la globalizzazione liberista e contro la guerra, l’uso della guerra permanente come dottrina per affermare il dominio politico-economico delle multinazionali sul mondo, la necessità di una forte evoluzione nel modo di intendere il partito, la necessità di continentalizzare le lotte proponendo obiettivi comuni a livello europeo, la condanna dello stalinismo e l’innegabile necessità non solo di riflettere ma anche di condannare i modelli fallimentari nel ’900 di applicazione delle teorie marxiste nelle realtà dove queste si sono fatte stato, l’ammettere obiettivamente la difficoltà oggi di proporre un modello di società socialista che non ripeta gli errori e gli orrori del socialismo reale.
La strada intrapresa è la più difficile, la meno semplicistica, priva di scorciatoie demagogiche o teorie ed obiettivi che puntano solo a conquistare la parte “emotiva” (assolutamente legittima) dei compagni del Partito per ottenere solo qualche per cento in più al prossimo Congresso Nazionale.
Questa strada, pur così complessa all’apparenza, è quella che ci ha permesso non solo di sopravvivere ma anche di aumentare di tanto il nostro consenso elettorale, ma soprattutto è quella che ci ha permesso di essere oggi una forza politica interna ai Movimenti, in alcuni casi di essere riusciti noi a farli nascere e crescere, rifuggendo da tentazioni egemoniche sugli stessi. Tentazioni che negli anni Settanta ad esempio hanno portato il PCI a tracciare un solco invalicabile con il Movimento.
Quel solco è stato uno dei motivi che ha portato il PCI ad essere, gradualmente ma inesorabilmente, sempre più un soggetto autoreferenziale e unicamente istituzionale, “scollato” dalla reale condizione degli oppressi; scollatura che ha generato quella china autodistruttiva sfociata nella svolta liberale prima del PDS e poi dei DS. RC non vuole e non può ridursi a ricoprire un ruolo di pura testimonianza e di inutile ortodossia identitaria, così come oggi ricopre il PDCI. RC vuole diventare un soggetto facente parte di un blocco sociale anticapitalista, di massa, alternativo alle politiche neoliberiste che tanto danno stanno producendo all’umanità.
Il percorso da noi intrapreso per quanto complesso possa sembrare, e strumentalmente possa essere tacciato di contraddittorietà o addirittura riformismo, è l’unico che può garantirci questo ambizioso traguardo. Senza quell’idea di cambiamento, di riflessione, di messa in discussione, che già da anni Fausto Bertinotti manifestava e che ha preso forma e corpo nello scorso Congresso, non saremmo stati né a Genova, né a Firenze, né a fianco delle lotte degli intermittenti e dei precari, né nelle occupazioni delle case dei senza tetto, né nelle azioni di disobbedienza civile contro la guerra.
Gli emendamenti proposti dai compagni dell’Ernesto alle famose quattro tesi del Congresso di Rimini rappresentavano - oggi è assolutamente chiaro- l’ossatura di una linea politica alternativa a quella che ci ha permesso raggiungere quei traguardi prima citati. Il prossimo Congresso fortunatamente avverrà per documenti contrapposti rendendo così chiare le diverse opzioni politiche e culturali, di cui, alcune, sempre più antitetiche tra loro.