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CONFERENZA D’ORGANIZZAZIONE DELLA FEDERAZIONE DEL PRC DI FIRENZE 16 – 18 MARS 2007

Publie le giovedì 22 marzo 2007 par Open-Publishing

Dazibao Partito della Rifondazione Comunista Parigi

CONFERENZA D’ORGANIZZAZIONE DELLA FEDERAZIONE DEL PRC DI FIRENZE 16 – 18 MARS 2007

Documento

Dalla considerazione dell’utilità di questa conferenza, riteniamo necessaria una riflessione sulla fase politica che sta vivendo il nostro partito per individuare e riqualificare gli strumenti d’intervento sul territorio e nella società.

Dall’insieme delle elaborazioni prodotte sia a livello nazionale che territoriale riteniamo che la complessità e contraddittorietà della situazione debba tener presente che l’importante risultato ottenuto con la sconfitta del governo di Berlusconi non ha determinato un altrettanto suo indebolimento nella società.

La stessa crisi della politica impone al PRC una seria e approfondita riflessione sul proprio ruolo e sui propri strumenti d’intervento. E’ necessario evitare due ipotesi negative: la prima, conseguente alla difficoltà interna dell’attuale schieramento governativo che potrebbe far ricadere sul PRC responsabilità altrui; l’altra, il rischio del logoramento derivato dalla nostra collocazione in uno schieramento segnato da egemonie moderate.

Il partito deve rilanciare l’iniziativa politica che ha nel programma dell’Unione un punto di riferimento essenziale e non a caso oggetto di tentativi di manomissioni individuando campagne sui singoli obiettivi qualificati: dal precariato, alla pace, alle pensioni, all’ambiente, ai beni comuni e ai migranti.

Il partito si deve impegnare nella costruzione dello schieramento politico e sociale, al di là delle forme organizzative, per raggiungere una massa critica volta a riequilibrare l’azione della maggioranza di governo per contrastare il prevalere delle posizioni moderate esistenti.
Il rapporto con i movimenti e con il conflitto sociale mantiene ed esalta la sua centralità proprio nel momento in cui il partito s’impegna a promuovere processi di riaggregazione a sinistra, tanto più necessari in quanto la sinistra moderata sta producendo l’approdo al Partito Democratico.

Il radicamento del partito deve essere orientato al rafforzamento della sua presenza tra i lavoratori e nel conflitto sociale. La storia recente del nostro paese dimostra che questa scelta si è rivelata uno dei passaggi necessari per dare alle battaglie sui diritti di civiltà (divorzio, aborto ecc) possibilità concreta di affermarsi.

Il partito deve essere impegnato nella ripresa dell’iniziativa a difesa della Costituzione e della laicità dello stato.

Il tema della pace si ripropone come elemento fondamentale dell’identità e della prassi del nostro partito da valorizzare oggi nel momento in cui la strategia bellicista USA incontra, anche al proprio interno, maggiori difficoltà.

In tale contesto le tematiche legate alle spese e alle servitù militari nel territorio nazionale ed alla sovranità del paese tornano ad essere non solo elementi fondativi del nostro partito, ma anche temi sui quali costruire campagne di mobilitazione per una progressiva smilitarizzazione e per il disarmo, a partire dall’opposizione al raddoppio della base di Vicenza e all’ impegno per lo smantellamento e la riconversione ad uso civile della base a Camp Darby.

Confermando la nostra contrarietà al permanente coinvolgimento militare dell’Italia in Afghanistan, si pone la necessità di attivare il partito nel suo insieme per l’attuazione di una strategia d’uscita.

Altro tema centrale è il rilancio dell’impegno del partito per una soluzione del conflitto israelo-palestinese col riconoscimento del legittimo governo eletto dai palestinesi ribadendo il principio “due popoli due stati” nei confini esistenti prima del conflitto del 1967.

Altrettanto fondamentale è impegnare l’Italia per togliere l’embargo nei confronti della Palestina e cessare l’accordo di cooperazione militare italo-israeliano, non a caso voluto dal precedente governo Berlusconi.

La nostra contrarietà all’Europa di Maastricht deriva, non solo dalle caratteristiche classiste e liberiste di quel trattato, ma anche dalla valutazione dalla stessa incapacità a sovrintendere ad una completa unione del continente europeo. La nostra idea d’Europa è basata sulla solidarietà, sull’uguaglianza, sull’ affermazione dei diritti sociali e sulla convivenza tra i popoli.

L’antifascismo, visto come valore fondativo della democrazia repubblicana, deve tornare ad essere un tema centrale del partito intero, non solo come difesa della memoria storica contro ogni forma di revisionismo, ma anche come capacità del nostro partito di individuare le forme contemporanee del pericolo autoritario e reazionario.

Il processo di costruzione della sezione italiana della Sinistra Europea in questa fase deve essere valorizzato salvaguardando l’identità e l’autonomia del nostro partito nella formazione di quell’ampio schieramento delle forze della sinistra alternativa, da intendersi oltre che espressione dei gruppi dirigenti dei vari soggetti politici, anche delle realtà di base impegnate nei conflitti sociali (reti, movimenti, associazioni, ecc).

Occorre basarsi in Italia e a livello continentale su piattaforme politico-programmatiche anticapitaliste ed antiliberiste finalizzate a creare premesse di una reale inversione di tendenza rispetto alla forze conservatrici oggi egemoni.