Home > Bruxelles (Belgio) : L’Unione messa a nudo

Bruxelles (Belgio) : L’Unione messa a nudo

Publie le venerdì 24 giugno 2005 par Open-Publishing

Dazibao Europa Governi

di Paul Falzon tradotto dal francese da karl&rosa

L’Unione europea é stata messa a nudo. Il fallimento delle trattative sul bilancio in occasione dell’ultimo vertice, terminato in un’atmosfera di crisi vicina all’isterismo nella notte da venerdi’ a sabato, ha messo in evidenza la strada senza uscita in cui si trova oggi la costruzione europea. Dopo quindici ore di riunioni, il presidente lussemburghese dell’UE, Jean-Claude Juncker, ne ha dichiarato "il fallimento" ed annunciato una "profonda crisi".

Blocchi persistenti

Secondo il Lussemburghese, i Venticinque erano vicini ad un "accordo tecnico" sulle prospettive finanziarie 2007-2013, malgrado il persistere di blocchi. Lo sfacelo finale dovrebbe essere messo sul conto della "volontà politica" da parte di certi Stati di bloccare ogni compromesso, secondo Juncker.

Nel mirino il Regno Unito, che é stato accusato di privilegiare la visione "semplicista" di una UE ridotta ad "un grande mercato", ha lamentato il presidente del Consiglio d’Europa. Ed ecco dunque rilanciata la guerra tra i due "modelli" che si presenterebbero all’Europa: quello di un’Unione prevalentemente politica e sociale, di cui sarebbero portatrici la Francia e la Germania, contro quello di un’Unione a vocazione liberoscambista, il cui ferro di lancia sarebbe il Regno Unito.

L’offensiva di Tony Blair é reale. Difendendo fino in fondo lo "sconto" di cui gode il suo paese da vent’anni, l’Inglese tenta di mettersi in posizione di forza prima di prendere le redini dell’UE nel luglio prossimo. Le posizioni del governo laburista sul bilancio dell’UE sono chiare: troppi mezzi per la politica agricola comune (PAC), non abbastanza per le politiche di "competitività" (ricerca, infrastruttura). Più in generale, Londra vuole attaccare, con il pretesto di modernizzarlo, quel che resta del "modello sociale europeo", accusato di essere un freno all’economia europea.

Di fronte a Tony Blair, i sedicenti avvocati di un modello più politico e sociale sono sembrati, a Bruxelles, privi di credibilità. Senza dubbio le delusioni elettorali di un Gerhard Schröder, minacciato da una vittoria della destra alle politiche del prossimo autunno, e di uno Jacques Chirac, colpito dal rifiuto della costituzione, hanno favorito l’intransigenza degl’Inglesi. Ma il vero indebolimento della coppia franco-tedesca deve essere cercato nella sua tendenza sistematica, in questi ultimi anni, a cedere terreno al modello anglosassone. E’ Berlino che lancia "l’Agenda 2010" e distrugge poco a poco il suo welfare; é Parigi che svuota i sistemi pensionistico e sanitario e si lancia in una "modernizzazione sociale" distruttrice. A livello dell’UE, quest’apertura al modello britannico é stata sancita nel 2000 nella strategia di Lisbona, che ha programmato la flessibilizzazione generale del lavoro e la liberalizzazione della quasi totalità dei settori economici.

Lo stesso progetto di bilancio portava in germe quest’evoluzione verso una minore solidarietà. Firmando con quattro Stati, fra i quali il Regno Unito, alla fine del 2003, una lettera che chiedeva il congelamento delle spese comunitarie all’1% della ricchezza dell’UE, la Francia e la Germania hanno creato le condizioni del blocco. Essendo il pacchetto globale limitato, é impossibile fare gli sforzi finanziari necessari in direzione dei nuovi stati membri mantenendo gli aiuti per i Quindici - da cui la decisione della Spagna di rifiutare il nuovo pacchetto dei fondi strutturali. Impossibile farsi carico dei nuovi progetti della Commissione in materia di ricerca, largamente sacrificati nell’ultima proposta lussemburghese -, e questo farà fare bella figura al Regno Unito, con il suo rifiuto di un bilancio "del passato". Infine, dato che Parigi e Berlino rifiutano di pagare per l’allargamento, é impossibile domandare a L’Aja e Stoccolma di cedere sulla riduzione dei loro contributi, da cui il loro veto venerdi’ scorso a Bruxelles.

Vicoli ciechi politici ed economici

In questo senso, il blocco attuale sul bilancio non é la conseguenza di un preteso ripiego nazionalista nato dai "no" francese e olandese che che sono venuti solo dopo - ricordiamoci che, fin dall’ultimo Consiglio d’Europa della fine di marzo, Jacques Chirac attaccava già "l’assegno" britannico -. Se i Francesi avessero votato "si’" o, come é avvenuto, respinto massicciamente la costituzione, il braccio di ferro ci sarebbe stato comunque. Sarebbe più giusto dire che la crisi di bilancio deriva, come la crisi istituzionale, dal vicolo cieco politico ed economico di un’Unione separata dai suoi cittadini. Il fallimento dei negoziati sul bilancio in un’Europa priva di crescita rende necessario porsi, più che mai, la questione del controllo democratico della BCE e del suo riorientamento al servizio dell’attività e dello sviluppo delle regioni povere. Questa é stata una delle esigenze espresse dal "no" di sinistra alla costituzione. I Venticinque devono tenerne conto, invece di ignorare il messaggio degli elettori francesi ed olandesi.

http://www.humanite.presse.fr/journ...