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Anche a Genova il forum verso la Sinistra Europea

Publie le giovedì 13 aprile 2006 par Open-Publishing

Movimenti Partiti Partito della Rifondazione Comunista Parigi

Anche a Genova nasce il Forum della Sinistra Europea.

E’ la sintesi dell’incontro tenutosi nel circolo culturale Citta’ Futura,
durante il quale l’europarlamentare Vittorio Agnoletto e il Presidente del
Contratto mondiale per l’acqua Emilio Molinari hanno analizzato le
prospettive per la sinistra in Italia e in Europa dopo le recenti elezioni
politiche del 9-10 aprile 2006.

La riunione ha visto la partecipazione di numerosi esponenti
dell’associazionismo ambientalista e della solidarieta’, del mondo dei
forum sociali e della sinsitra critica ed Haidi Giuliani.

L’obiettivo del Forum verso la Sinistra Europea e’ quello di creare un
luogo politico, aperto e non esclusivo, in cui costruire dal basso un
soggetto politico di valenza europea antiliberista.

Per quanto riguarda la situazione genovese si intende aprire una
riflessione sulla scadenza elettorale del rinnovo delle Amministrazioni
comunali e provinciali genovesi, coinvolgendo tutto il mondo
dell’associazionismo, di movimento e le forze politiche della sinistra
critica e no, affinche’ si costruisca un programma partecipato elaborando
proposte anche per le elezioni primarie per la scelta del candidato sindaco
dell’Unione.

Per informazioni e/o adesioni utilizzare la mail versosegenova@libero.it


Proposta di Dichiarazione comune

Noi, primi promotori della costruzione della Sezione Italiana della
Sinistra Europea, con questa dichiarazione comune ci rivolgiamo a voi,
donne e uomini che condividete valori di pace e di nonviolenza, di
giustizia sociale e di eguaglianza, di critica al dominio del mercato su
ogni cosa e di ricerca di un nuovo rapporto tra lavoro e ambiente, di
libertà e di autodeterminazione, di rifiuto di ogni razzismo, fascismo,
fondamentalismo: vi chiamiamo a partecipare a un processo costituente
largo, democratico, inclusivo di una nuova soggettività politica della
sinistra del XXI° secolo.

Lo spazio pubblico della politica ha assunto una dimensione che va oltre i
confini nazionali. L’Europa è divenuta lo spazio minimo di intervento per
la trasformazione, per le lotte, per i movimenti. L’Europa si trova ad un
bivio: perdere la propria peculiarità per ridursi a una variabile
dipendente dell’impero della globalizzazione o ritrovare la propria
originalità in connessione con le altre esperienze nel mondo che
sperimentano una fuoriuscita dal neoliberismo (in particolare il
laboratorio latino americano).

Il "movimento dei movimenti" ha aperto in questi anni una fase nuova. Il
dominio del neoliberismo è stato attaccato dall’interno dai suoi drammatici
fallimenti e dall’esterno dalla vera novità del nuovo secolo: il movimento
altermondialista che ha svolto una critica radicale al neoliberismo e ai
suoi meccanismi di regolazione (gli istituti ademocratici, un gigantesco
processo di privatizzazione della politica) e da una nuova possibilità di
iscrivere le singole lotte dentro un processo generale di cambiamento (un
nuovo mondo è possibile).

La nascita nel 2004 del Partito della Sinistra Europea e la sua evoluzione
in questi anni -basti pensare al successo della Linke tedesca-, che fa del
rapporto con il movimento dei movimenti e dell’innovazione di cultura
politica da esso prodotta, il discrimine della sua identità, è la novità
con cui fare i conti da protagonisti.

La domanda di democrazia e di partecipazione, che ha messo in discussione
le forme gerarchiche e autoritarie della politica e del potere, ci fa
pensare che è giunto il momento che in Italia, a partire da una generazione
di giovani e di ragazze lontani dalle vecchie ritualità della politica, si
costruisca il primo soggetto europeo, attraverso la formazione della
Sezione Italiana del Partito della Sinistra Europea.

Proponiamo un nuovo modo di stare assieme: partiti comunisti che hanno
praticato un’innovazione politica di sinistra, soggettività politiche della
sinistra socialista e laburista che vogliono andare oltre le esperienze
socialdemocratiche, forze sindacali che hanno praticato esperienze nuove di
conflitto e di relazione con i lavoratori, esperienze del femminismo,
dell’ambientalismo critico, dei movimenti dei diritti civili e delle
libertà contro la repressione e il proibizionismo, cristiani che dalle
proprie ragioni di fede traggono motivi di radicale impegno sociale,
comitati delle mille vertenze locali, dell’acqua, del territorio e così
via, i movimenti impegnati sul fronte della cultura, della libertà di
espressione, della conoscenza come bene comune, realtà del volontariato
impegnato nella solidarietà e nella cooperazione, il nuovo movimento
pacifista, movimenti della varie pratiche della disobbedienza e del
conflitto sociale, possono unirsi in un progetto comune che parta dal
riconoscimento delle differenze e del rispetto dell’autonomia e
dell’identità di ciascuno.

La base della costituzione della Sezione italiana del Partito della
Sinistra Europea sono quindi l’ispirazione e i documenti approvati a Roma
nel 2004 e ad Atene nel 2005 dai Congressi della Sinistra Europea.

I lavoratori, la crisi e la sinistra

La vita si è fatta più difficile. Il salario e le pensioni, l’affitto e le
difficoltà dei pendolari, l’effetto della privatizzazione di servizi
essenziali, la precarizzazione del lavoro e della vita, l’inquinamento
dell’aria e dell’acqua, il degrado del territorio, gli interrogativi sulla
salubrità di ciò che si mangia, la caduta di coesione sociale e la crescita
di paura e insicurezza, lo sgomento o l’assuefazione per la guerra, la
violenza, il terrorismo, l’offuscamento di valori condivisi di libertà e di
autodeterminazione delle donne tutto ciò, e altro ancora, alimenta un
sentimento di crisi di civiltà.

E’ il mondo ad essere in crisi. Un suo assetto, un suo ordine iniquo.
L’ingiustizia ne è la causa principale. Le ricchezze economiche sono
concentrate nelle mani di pochissimi. Milioni di esseri umani, a partire
dai bambini, muoiono di fame e di malattie. Metà dell’umanità sopravvive o
vive in modo stentato. Il diritto alla vita è negato a tante e a tanti.
Diritti umani fondamentali vengono sistematicamente violati in ogni parte
del mondo.

Ad antiche e barbariche forme di violenza si aggiungono le
efferate sopraffazioni della contemporaneità: l’infibulazione e la violenza
contro le donne, convivono con le torture di Abu Ghraib e con le nuove
forme della schiavitù e della servitù. Pena di morte, lavoro in condizioni
disumane, negazione dei diritti dei migranti continuano ad essere
all’ordine del giorno. La corsa al vecchio modello di sviluppo -che
continua in Occidente, ed è accelerata in grandi nazioni emergenti- arreca
danni gravissimi all’acqua, all’aria, al territorio, alla biosfera, in
ragione dell’uso crescente di risorse non rinnovabili, in primis il
petrolio.

La risposta prevalente a questa crisi è quella della guerra,
del terrorismo, della violenza. Sia da parte di chi difende il vecchio
ordine iniquo, sia da parte di chi ne vagheggia il rovesciamento
propugnando fanatismo, propugna fanatismo, fondamentalismo, nazionalismo.
Sono all’opera forze potenti, da parti lontane, per eccitare uno scontro
fra civiltà.

L’Europa è nel cuore di questa crisi. Anziché rimuovere le
ingiustizie e creare nuova coesione, e invertire le politiche di
privatizzazione e di smantellamento del welfare, si costruisce una
frontiera interna, oltre la quale ci sono i nuovi nemici. I migranti
vengono rinchiusi in lager.

Prende piede una nuova omofobia. Si
criminalizzano i tossicodipendenti, e persino chi fa uso di droghe leggere.
Le carceri scoppiano. Ogni "diverso" viene additato. In nome della
sicurezza collettiva si teorizza la limitazione delle garanzie personali e
dell’ habeas corpus.

Qui c’è l’impasto di una nuova ideologia reazionaria,
razzista, occidentalista, versione rinnovata di quelle che nel secolo
passato devastarono l’Europa e il mondo. Questa crisi richiede una risposta
alternativa. Un pensiero forte. Se le esperienze storiche del 900 ci hanno
consegnato, insieme ad una straordinaria lotta di emancipazione, da un lato
gli errori e i fallimenti dei paesi del socialismo reale -che negavano
proprio le libertà per affermare le quali il socialismo e il comunismo
erano sorti-, e dall’altro la subalternità al liberismo di gran parte delle
esperienze socialdemocratiche (in particolare di quelle degli anni 90), il
tema del socialismo si propone in termini inediti, globali, radicalmente
nuovi.

L’insorgenza dei movimenti da Seattle e da Genova in poi, le lotte
sindacali e sociali, quelle per la democrazia, il movimento per la pace, le
iniziative delle comunità per difendere territorio e salute, nuove forme di
resistenza, di partecipazione, di mutualismo, raccontano di una diffusa e
radicale domanda di diritti e di partecipazione.

Essa mette in discussione
la privatizzazione del potere avvenuta in questi anni, e il progressivo
divorzio della politica dalla vita.

Noi siamo parte di questa insorgenza, e
siamo persuasi che per criticare il potere occorre cambiarlo, restituirlo
 o, meglio, consegnarlo- a chi non ce l’ha: ai lavoratori, alle donne, ai
migranti, ai giovani, ai cittadini, a una maggioranza di invisibili e di
senza voce.

Decidiamo di impegnarci insieme.

Per l’uguaglianza

Ci impegniamo a realizzare l’art.1 della Dichiarazione dei diritti umani
delle Nazioni Unite -"tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in
dignità e in diritti-, rimuovendo ogni barriera di genere, di classe,
etnica, di colore, di generazione e ogni ostacolo nei confronti di chi è
diversamente abile o oggi, per ragioni diverse, privo di titolarità di
diritti umani fondamentali.

Ci impegniamo a conquistare un diritto di
cittadinanza fondato sul nostro essere umani e che il luogo che ci accoglie
concretizzi, rappresenti e tuteli, affermando l’assoluta parità di diritti
dei migranti.

Per la pace e la nonviolenza

La non violenza è il fondamento di una politica della trasformazione, è la
forza più efficace da opporre all’insensatezza del fanatismo e della
violenza.

Ci impegniamo a contrastare con ogni mezzo democratico il ricorso
alla guerra, al terrorismo e alla violenza.

Disobbedire alla logica bellica
è un atto democratico, che può fondare dal basso un ordine alternativo a
quello attuale.

Ci impegniamo a ridurre le spese per armamenti, a
riconvertire le industrie belliche, a liberare il territorio dalle servitù
militari.

Ci impegniamo a dotare il nostro Paese e l’Europa di leggi e
direttive che realizzino il principio dell’articolo 11 della Costituzione
repubblicana.

Per l’autodeterminazione delle donne

Ci impegniamo a far conoscere, valorizzare e sostenere i grandi processi di
liberazione umana che in tutte le parti del mondo vedono protagoniste le
donne, protagoniste oggi come non mai delle grandi sfide a cui l’umanità
deve rispondere per fronteggiare la crisi di civiltà che viviamo.

L’autodeterminazione delle donne il loro diritto ad una maternità libera e
consapevole, l’opposizione all’assalto mercantile e maschilista al loro
corpo sono parte integrante di rapporti tra i due generi ispirati
all’equità, alla solidarietà e alla condivisione.

Per i diritti umani ovunque

Ci impegniamo a sviluppare forme di ingerenza attiva nonviolenta per la
promozione dei diritti delle donne e degli uomini in ogni parte del mondo,
e per i diritti dei popoli.

Vogliamo bandire pena di morte, tortura,
schiavitù e servitù, infibulazione, violenza alle donne, sfruttamento dei
bambini, tratta di esseri umani, commercio di organi o di persone, potere
delle mafie e della criminalità organizzata.

Vogliamo affermare il diritto
di ogni popolo all’autodeterminazione, e il rispetto per tutte le culture,
a partire da quelle indigene.

Per il diritto di chi lavora

Ci impegniamo a sradicare la flessibilità e la precarizzazione del lavoro,
a rivalutare salari e pensioni, a salvaguardare la contrattazione
collettiva nazionale, a promuovere una nuova contrattazione europea.

Ci impegniamo a costruire vertenze globali, nell’epoca globale, che difendano
integralmente l’universalità dei diritti dei lavoratori, dalla Cina al
Brasile, dall’India all’Europa dell’Est.

Ci impegniamo a riconoscere nuovi
poteri a chi lavora di decidere in modo democratico su contratti e accordi
sindacali.

Per il diritto di chi non lavora

Ci impegniamo a dare a tutte e a tutti l’opportunità di lavorare e di
realizzare le proprie aspirazioni, attraverso un reddito di cittadinanza
universale.

Ci impegniamo a dare priorità a chi oggi sopravvive perché si
affermi, con atti concreti, una nuova speranza di vita.

Per la vita: la casa, i trasporti, i servizi, la sicurezza

Ci impegniamo a facilitare il diritto ad avere la propria abitazione, o ad
affittarla a condizioni accessibili.

Ci impegniamo a una mobilità
sostenibile fatta di metropolitane, nuovi treni pendolari, trasporti
pubblici.

Ci impegniamo a difendere e sviluppare una rete non burocratica
di servizi sociali pubblici, a cambiare volto e vivibilità alle periferie,
a contrastare la criminalità e ogni forma di minaccia all’integrità della
persona.

Per una fiscalità democratica, solidale, giusta

Ci impegniamo a promuovere forme di fiscalità che, sulla base del principio
di progressività, ridistribuiscano significativamente ricchezze dalla
rendita e dal profitto al lavoro, al salario, ai diritti di cittadinanza.

Per i beni comuni: la salute

Ci impegniamo a sottrarre la salute al dominio del mercato. Tutti hanno
diritto -come recita l’art.25 della Dichiarazione dei diritti umani- a "un
tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e
della propria famiglia".

Ci impegniamo a favorire le forme di agricoltura
che garantiscono una sana alimentazione.

Ci impegniamo a promuovere
economia e lavoro che tutelano e valorizzano la salute delle persone e
dell’ambiente.

Per i beni comuni: la cultura libera

Ci impegniamo a fare dell’istruzione pubblica il cuore di una nuova
società, a promuovere la ricerca, a favorire le arti e la libertà di
espressione. La comunicazione e le tecnologie devono essere democratizzate,
libere, fruibili.

Ci impegniamo a promuovere il software libero e ogni
forma di libera circolazione e condivisione del sapere.

Ci impegniamo a
contrastare l’appropriazione proprietaria dei contenuti culturali da parte
delle grandi multinazionali.

Ci impegniamo a liberare il tempo libero oggi
occupato da una privatizzazione di ogni angolo della vita.

Per i beni comuni: un’altra economia

Ci impegniamo a promuovere un’economia fondata su energie rinnovabili,
sulla lotta agli sprechi, sul riuso, su una nuova tipologia e qualità dei
prodotti e delle merci, sulla valorizzazione del territorio, sull’acqua
pubblica, sulla salubrità dell’aria.

Per la libertà

Ci impegniamo a porre al centro della nostra azione politica la
coniugazione tra diritti individuali e diritti collettivi come migliore
sintesi delle culture progressiste del novecento.

Ci impegniamo a rimuovere
ogni ostacolo e ogni discriminazione nella vita degli individui, a
cominciare da quelli che sorgono a causa dei propri orientamenti sessuali.

Ci impegniamo a contrastare l’emarginazione degli anziani recuperando il
loro ruolo sociale.

Ci impegniamo a superare ogni barriera materiale e
immateriale che impedisce ai diversamente abili di essere cittadini.

Ci impegniamo a contrastare ogni proibizionismo e ogni atteggiamento
repressivo e illiberale nei confronti dei liberi comportamenti individuali.

Per la democrazia partecipativa

Ci impegniamo a riconoscere il diritto a decidere dei lavoratori sugli
accordi sindacali, dei cittadini su quote di bilancio delle amministrazioni
locali, degli elettori e dei simpatizzanti per selezionare la
rappresentanza.

Ci impegniamo a promuovere informazione, partecipazione e
decisione democratica, attraverso consultazioni di tipo referendario, su
questioni rilevanti e controverse.

Ci impegniamo a promuovere pratiche di
cessione del potere, di riduzione della distanza tra eletti e elettori, di
riconoscimento di nuove forme di autogoverno e di partecipazione della
società civile.

Per la convivialità della politica

Ci impegniamo a ricondurre le pratiche della politica -a cominciare dalla
nuova esperienza che intendiamo promuovere- nei corpi sociali, in quelli
materiali, nella vita delle donne e degli uomini.

Ci impegniamo a
promuovere la con-vivialità della politica, la sua dimensione circolare,
condivisa, antigerarchica.


L’Europa che vogliamo

L’Europa che vogliamo è pacifista, democratica ed egualitaria. Un’Europa
che sia protagonista di una rifondazione delle Nazioni Unite in vista di
un’autentica rappresentanza democratica dei popoli; che si adoperi per il
riequilibrio dei rapporti Nord-Sud del mondo; che educhi all’incontro fra
le culture nel rispetto e nella valorizzazione delle diversità; che tuteli
i beni comuni e i servizi essenziali come pilastri fondamentali di un nuovo
modello di società.

Ci impegniamo a sostenere la "carta dei diritti" per
un’altra Europa, che verrà presentata all’opinione pubblica europea nel
prossimo Social forum di Atene. Dopo il fallimento del Trattato
costituzionale europeo, bocciato dal voto popolare in Francia ed in Olanda,
bisogna riprendere un processo che porti ad una vera unità politica
dell’Europa.

Lanciamo un processo costituente dal basso che difenda i
valori della pace, rifiutando ogni ipotesi di esercito europeo, e una nuova
giustizia sociale ed ecologica, sconfiggendo l’attuale impianto
neoliberista dell’Unione europea.

Il mondo che vogliamo

Vogliamo che il Mediterraneo sia un mare di pace e di dialogo. Oggi è
teatro di guerre e di orrende violazioni dei diritti umani e sociali. Le
civiltà che si affacciano sul Mediterraneo devono incontrarsi.

Per questo
vogliamo che il Mediterraneo sia un mare denuclearizzato. Vogliamo che si
proponga una cooperazione equa tra l’Europa e la sponda sud del
Mediterraneo.

Vogliamo che si affrontino le questioni dei diritti dei
popoli negati, dai Kurdi ai Saharawi, che si riprenda un processo di pace
per la risoluzione della tragedia palestinese, affermando il principio di
Due Stati per due Popoli.

Ci impegniamo nella costruzione di un mondo policentrico capace di
contrastare l’unilateralismo statunitense e di restituire la piena
sovranità politica ed economica ai popoli e agli Stati.

Crediamo in
un’Europa che iscriva l’innovazione dei rapporti Nord-Sud del mondo entro
un quadro etico, prima che politico, fatto di solidarietà, giustizia
sociale e attenzione all’ambiente.

L’Italia che vogliamo

Un’altra Italia è possibile solo se una sinistra nuova, erede del 900, si
apre ai problemi del mondo, e coltiva e produce un’idea di società e di
convivenza alternativa al nuovo pensiero reazionario. L’Italia della
cultura, l’Italia della mescolanza, l’Italia delle cento città, l’Italia
"debole" militarmente è in realtà già un pezzo di un’identità forte. E’
un’Italia che può dare senso a un’altra Europa e a un altro mondo possibile.

La Costituzione, prima di tutto

Sì: la difesa e la rivalutazione culturale e ideale della Carta del 48
rappresenta l’orizzonte più largo entro cui collocare una nuova idea della
democrazia, un’altra pratica della politica, una rinnovata cultura
antifascista.